Re d'Epiro. Figlio di Eacida, fu costretto a fuggire quando Cassandro si
impadronì del Regno paterno. Passò al servizio di Demetrio
Poliorcete, seguendolo nelle sue spedizioni militari. Con l'aiuto dell'Egitto
riconquistò il Regno, uccidendo il fratello Neottolemo (297 a.C.).
Riuscì inizialmente a estendere il suo dominio su gran parte della
Tessaglia, dell'Illiria e della Macedonia, ma una guerra contro Lisimaco gli
costò la perdita di gran parte dei suoi possedimenti. Intervenuto in
aiuto di Taranto contro i Romani nel 281 a.C., con l'intenzione di costituire un
Regno che comprendesse Epiro e Magna Grecia, pur avendo riportato due vittorie
contro l'esercito romano a Eraclea e ad Ascoli Satriano, non riuscì a
piegare Roma alla pace. Passò allora in Sicilia, intervenendo in soccorso
dei Siracusani assediati dai Cartaginesi; liberò la città (278
a.C.), ma non fu in grado di scacciare i Cartaginesi dalla loro fortezza di
Lilibeo. Dopo aver inutilmente progettato una spedizione in Africa, tornò
in Puglia, scontrandosi definitivamente con i Romani presso Malevento (l'odierna
Benevento), dove subì una disastrosa sconfitta (275 a.C.). Ritornato in
Epiro, volle tentare ancora la sottomissione della Macedonia governata da
Antigono Gonata. Ottenuto un primo successo, si spinse nel Peloponneso,
assediando Sparta, ma dovette ritirarsi in seguito al successivo intervento di
Antigono. Cadde combattendo presso Argo, e il suo Regno fu ereditato dal figlio
Alessandro. Fu oggetto di ammirazione nell'antichità per le sue
qualità di stratega; di lui resta una biografia di Plutarco (319 o 318
a.C. - 272 a.C.).